20 August 2006

ATTO SECONDO. Scena quarta


Finito il Coro, Desdemona bacia la testa d’alcuni tra i fanciulli, e alcune donne le baciano il lembo della veste, ed essa porge una borsa ai marinai. Il Coro s’allontana. Desdemona, seguita poi da Emilia, entra nella sala e s’avanza verso Otello.)


DESDEMONA:
(a Otello)
D'un uom che geme sotto il tuo disdegno
La preghiera ti porto.

OTELLO.
Chi è costui?

DESDEMONA.
Cassio.

OTELLO.
Era lui
Che ti parlava sotto quelle fronde?

DESDEMONA.
Lui stesso, e il suo dolor che in me s’infonde
Tanto è verace che di grazia è degno.
Intercedo per lui, per lui ti prego.
Tu gli perdona.

OTELLO.
Non ora.

DESDEMONA.
Non oppormi il tuo diniego.
Gli perdona.

OTELLO.
Non ora.

DESDEMONA.
Perchè torbida suona la voce tua?
Qual pena t’addolora?

OTELLO.
M’ardon le tempie …

DESDEMONA.
(spiegando il suo fazzoletto, come per fasciare la fronte d’Otello).
Quell’ardor molesto
Svanirà, se con questo
Morbido lino la mia man ti fascia

OTELLO.
(getta il fazzoletto a terra),
Non ho d'uopo di ciò.

DESDEMONA.
Tu sei crucciato, signor.

OTELLO.
(aspramente).
Mi lascia! mi lascia!
(Emilia raccoglie il fazzoletto dal suolo).

DESDEMONA.
Se inconscia, contro te, sposo, ho peccato,
Dammi la dolce e lieta
Parola del perdono.
La tua fanciulla io sono
Mmile e mansueta;
Ma il labbro tuo sospira,
Hai l’occhio fiso al soul.
Guardami in volto e mira
Come favella amor.
Vien ch’io t’allieti il core,
Ch’io ti lenisca il duol.

IAGO.
(a Emilia sottovoce).
(Quel vel mi porgi
Ch’or hai raccolto.

EMILIA.
(sottovoce a Iago).
Qual frode scorgi?
Ti leggo in volto.

IAGO.
T’opponi a vôto
Quand’io commando.

EMILIA.
Il tuo nefando
Livor m’è noto.

IAGO.
Sospetto insano!

EMILIA.
Guardia fedel
È questa mano.

IAGO.
Dammi quel vel!
(Afferra violentemente il braccio di Emilia.)
Su te l’irosa
Mia man s’aggrava!

EMILIA.
Son la tua sposa,
Non la tua schiava.)

OTELLO.
(a parte).
(Forse perchè gl’inganni
D’arguto amor non tendo,
Forse perchè discendo
Nella valle degli anni,
Forse perchè ho sul viso
Quest’atro tenebror,
Ella è perduta è irriso
Io sono e il core m’infrango
E ruinar nel fango
Vedo il mio sogno d’or.)

IAGO.
(La schiava impura
Tu sei di Iago.

EMILIA.
Ho il cor presago
D’una sventura.

IAGO.
Nè mi paventi?

EMILIA.
Uomo crudei!

IAGO.
A me …

EMILIA.
Che tenti?

IAGO.
A me quel vel!)
(Con un colpo di mano Iago ha carpito il fazzoletto ad Emilia.)
(Già la mia brama
Conquido, ed ora
Su questa trama
Iago lavora!)

EMILIA.
(Vinser gli artigli
Truci e codardi.
Dio dai perigli
Sempre ci guardi.)

OTELLO.
Escite! Solo vo’ restar.

IAGO:
(sottovoce ad Emilia che sta per escire.)
Ti giova
Tacer. Intendi?
(Desdemona ed Emilia escono. Iago finge d’escire dalla porta del fondo, ma giuntovi s’arresta.)