20 August 2006

ATTO SECONDO. Scena terza



Iago e Otello.


IAGO.
(simulando di non aver visto Otello e fingendo di parlare fra sè.)
Ciò m’accora …

OTELLO.
Che parli?

IAGO.
Nulla … voi qui? una vana
Voce m’uscì dal labbro …

OTELLO:
Colui che s’allontana
Dalla mia sposa, è Cassio?
(L’uno e l’altro si staccano dal verone.)

IAGO.
Cassio? No … quei si scosse
Come un reo nel vedervi.

OTELLO.
Credo che Cassio ei fosse.

IAGO.
Mio signore …

OTELLO.
Che brami? …

IAGO.
Cassio, nei primi dì
Del vostro amor, Desdemona non conosceva?

OTELLO.
Sì.
Perchè fai tale inchiesta?

IAGO.
Il mio pensiero è vago
D’ubbie, non di malizia.

OTELLO.
Di’ il tuo pensiero, Iago.

IAGO.
Vi confidaste a Cassio?

OTELLO:
Spesso un mio dono o un cenno
Portava alla mia sposa.

IAGO.
Dassenno?

OTELLO.
Si, dassenno.
(Calmo.)
Nol credi onesto?

IAGO.
(imitando Otello)
Onesto?

OTELLO.
Che ascondi nel tuo core?

IAGO
Che ascondo in cor, signore?

OTELLO.
»Che ascondo in cor, signore?«
Pel cielo, tu sei l’eco dei detti miei, nel chiostro
Dell’anima ricetti qualche terribil mostro.
Sì, ben t’udii poc’anzi mormorar: ciò m’accora.
Ma di che t’accoravi? Nomini Cassio e allora
Tu corrughi la fronte. Suvvia, parla, se m’ami.

IAGO.
Voi sapete ch’io v’amo.

OTELLO.
Dunque senza velami
T’esprimi, e senza ambagi. T’esca fuor dalla gola
Il tuo più rio pensiero colla più ria parola.

IAGO.
S’anco teneste in mano tutta l’anima mia
Nol sapreste.

OTELLO.
Ah!

IAGO.
(avvicinandosi molto ad Otello e sottovoce).
Temete, signor, la gelosia!
È un’idra fosca, livida, cieca, col suo veleno
Sè stessa attosca, vivida piaga le squarcia il seno.

OTELLO.
Miseria mia!! – No, il vano sospettar nulla giova.
Pria del dubbio l’indagine, dopo il dubbio la prova,
Dopo la prova (Otello ha sue leggi supreme),
Amore e gelosia vadan dispersi insieme!
Non parlo ancor di prova, pur, generoso Otello,
Vigilate; soventi le oneste e ben create
Coscienze non vedono la frode: vigilate.
Scrutate le parole di Desdemona, un detto
Può ricondur la fede, può affermare il sospetto.
Eccola; vigilitate

(Si vede ricomparire Desdemona nel giardino, dalla vasta apertura del fondo: esse è circondata da donne dell'isola, da fanciulla, da marinai cipriotti e albanesi che si avanzano e le offrono fiori e rami fioritti ed altri doni. Alcuni s'accompagnano, cantando, sulla guzla (una specie di Mandòla), altri hanno delle piccole arpe ad armascollo.)

CORO.
Dove guardi splendono
Raggi, avvampan cuori,
Dove passi scendono
Nuvole di fiori.
Qui fra gigli e rose,
Come a un casto altare,
Padri, bimbi, spose
Vengono a cantar.

FANCIULLI.
(spargendo al suolo fiori di giglio).
T’offriamo il giglio
Soave stel
Che in man degli angeli
Fu assunto in ciel,
Che abbella il fulgido
Manto e la gonna
Della Madonna
E il santo vel.

DONNE E MARINAI.
Mentre all’ aura vola
Lieta la canzon,
L’agile mandòla
Ne accompagna il suon.

MARINAI.
(offrendo a Desdemona dei monili di corallo e di perle).
A te le porpore,
Le perle e gli ostri,
Nella voragine
Còlti del mar.
Vogliam Desdemona
Coi doni nostri
Come un’immagine
Sacra adornar.

FANCIULLI E DONNE .
Mentre all’aura vola
Lieta la canzon,
L’agile mandòla
Ne accompagna il suon.

LE DONNE.
A te la florida
Messe dai grembi
A nembi, a nembi
Spargiam al suolo.
L’april circonda
La sposa bionda
D’un etra rorida
Che vibra al sol.

TUTTI.
Dove guardi splendono
Raggi, avvampan cuori,
Dove passi scendono
Nuvole di fiori.
Qui fra gigli e rose,
Come a un casto altare,
Padri, bimbi, spose
Vengono a cantar.

DESDEMONA.
Splende il cielo, danza
L’aura, olezza il fior.
Gioia, amor, speranza
Cantan nel mio cor.

CORO.
Vivi felice! Addio. Qui regna Amore.
(Durante il Coro, Otello osserva con Iago.)

OTELLO.
(soavemente commosso).
… Quel canto mi conquide.
No, no, s’ella m’inganna, il ciel se stesso irride!

IAGO.
(Beltà ed amor in dolce inno concordi!
I vostri infrangerò soavi accordi.)